SELF PUBLISHING - DISTRUZIONI PER L'USO di Melissa Meyer

Hai scelto il selfpublishing perché tutte le case editrici che hai importunato hanno usato il tuo manoscritto sul fondo della lettiera del gatto? Nessuno si fila il tuo romanzo pubblicato con EAP, a parte zia Dorina, alla quale fai pena e che ne ha ordinate otto copie, da regalare al “Circolo del Punto Croce”, e non sai come gestire una promozione efficace?

Ecco il tutorial definitivo per condurre una campagna promozionale bella ficcante in ambito social media.

1. Crea una Pagina Autore su Facebook, una su Instagram, un blog su Wordpress e un sito su Wix. Crea anche un profilo Twitter, perfetto per quando hai voglia di litigare.

2. L’immagine è il primo impatto più comunicativissimo di tutti. Quindi, se sei autrice, scegli una foto profilo in cui si vedano un po’ di bocce; se sei un uomo, cerca di darti un tono intellettuale, con un paio di occhiali, se scrivi impegnato, una barbetta finto incolta, se scrivi aforismi cinici stile Bukowski de noartri, o un maglioncino beige a collo alto, se ti ritieni un poeta.

3. Fregatene della differenza che forse intercorre fra esordiente, emergente e aspirante, e in bio definisciti "scrittore".

4. Il primo contenuto da pubblicare, uguale, ovunque, è la copertina del tuo libro, con una descrizione in caption. Esattamente come fanno tutti, così che passi inosservata, ordinaria e anche un po’ sfrangiapalle.

5. Ora che hai un aspetto, una definizione e un primo contenuto, segui gente random, chiedi amicizie a caso e piomba nella sezione commenti della qualsiasi spammando, come se non sapessi dove stia mai di casa la dignità. Statistica vuole che ogni nove vaffanculi si registri un like di seguito organico ;quindi è evidente come il rapporto sia decisamente performante.

6. A questo punto dovresti avere undici follower, uno dei quali è sempre zia Dorina, che di social capisce zero e dovrebbe averti già commentato da qualche parte "cerca penzione inps invio".

7. È il momento di alternare lo spam compulsivo con qualche altro contenuto. Pubblica foto del tuo libro, immortalato sul divano, in mezzo all’erba in giardino, accanto a un cappuccino e un cornetto, contornato di foglie secche e una pigna - ora che fa freddo - un perizoma 100% poliestere e un filo di perle, se è un romance bello hot… Insomma, via libera alla fantasia un po’ boomer, per creare set fotografici verosimili; anche perché chi è che non piazzerebbe in casa, durante la lettura, un romance bello hot accanto a un perizoma 100% poliestere? Chi mai lo lascerebbe in posti anonimi e privi di personalità tipo un comodino o sul bracciolo del divano?

8. Ora che abbiamo aspetto, definizione, contenuti e credibilità, possiamo proporre il nostro libro ai servizi di recensioni. Utilissimi per ottenere visibilità rispetto a un bacino di utenza specifico e in target per il nostro genere, soprattutto perché sono bazzicati per lo più da altri scrittori in via d’affermazione come noi. Attendiamo otto mesi per cinque righe di fuffa generica, che dovrebbe produrre almeno due, tre like di seguito organico. Calcolando due o tre seguiti organici per ogni servizio di recensioni importunato, cerchiamo dunque di rompere le balle ad almeno novantasei servizi di recensioni; anche perché abbiamo visto che i tempi di attesa possono essere ampi, dunque si tratta di una strategia applicata sul lungo termine.

9. Ora che qualche incauto e sprovveduto in effetti ci caga, ma non ne vuole sapere di comprare il nostro libro, spariamolo gratis per cinque giorni. Spammiamo la promo ovunque, anche nei messaggi privati :è roba gratis e non potrà che far piacere. Cerchiamo di concludere la missiva con l’evergreen "…in cambio ti chiedo soltanto di lasciare una recensione, perché le recensioni sono fondamentali per noi scrittori emergenti". Motivare il bisogno non è elemosinare: è una valida argomentazione, che produrrà almeno un paio di recensioni fuffa-generiche, spinte da uno spontaneo moto di misericordia, perfino da chi l’ebook non ha nemmeno capito in quale diavolo di cartella download sia finito.

10. Dovremmo quindi aver collezionato le nostre prime monostelle e attratto l’attenzione di qualche sito thailandese, che propone il nostro ebook gratis per sempre, piratandolo clamorosamente. È il momento buono per iniziare a postare contenuti indignati e polemici.

11. Pubblichiamo anche gli screenshot delle fisiologiche recensioni negative ricevute e buttiamola sull’ironia velenosa, dosando il risentimento, in modo che non si noti troppo quanto ci bruci il culo. Dissimulare è la parola d’ordine.

12. Cerchiamo sempre di postare un contenuto al giorno, uguale su ogni piattaforma in cui ci troviamo. Frega zero se l’approccio alla consultazione da parte dell’utenza cambia, in termini di attenzione e tempo dedicato, proprio in base alla piattaforma stessa. Lo stesso contenuto su Facebook e Instagram va benissimo: già è uno sbatti farli, figuriamoci pure diversificarli !Non scherziamo.

13. In caption, ovvero nel contenuto testuale dei nostri post, poco importa cosa esponiamo. L’importante è chiudere con una call to action. "E voi cosa ne pensate?" è l’input conclusivo, da piantare in calce tipo ovunque; poi è chiaro che a noi frega cazzi di cosa pensi il nostro pubblico nel merito di qualcosa.

14. Bisogna postare nel primo pomeriggio, perché è l’orario ideale, lo dicono ovunque. E dicono ovunque che “nuooo, i follower e le interazioni non si comprano!”. Ma noi shoppiamo un incremento netto di duemila follower e un pacchetto di commenti. Nessuno si accorgerà che, nonostante i 2k, nessuno ci caga e che quei pochi che ci cagano commentano roba tipo "bellissima foto" sotto un post esclusivamente testuale, e che spesso "bellissima foto" risulti scritto in cirillico.

15. Scalabilità, in questo caso da intendersi capacità di sfornare un altro testo entro tre/sei mesi. E poi un altro fra altri tre/sei mesi, e poi un altro e un altro ancora. La priorità sarà investire sulla grafica per la copertina anziché sull’editing. Un’alternativa è non investire nemmeno sulla grafica e uscire con una copertina talmente demme’, che il titolo risulti decentrato e la palette di colori e il font ricordino la brochure di una casa di riposo. L’importante sarà comunque non investire sull’editing. Al massimo lo affidiamo alla nostra bff virtuale, Franconcettina Scacamiglio, che co’ dieci euri ce fa un lavorone, altro che quei editor ladro/stronzi/approfittatori che stanno in giro. Merde! Ve dovete vergogna’: chiede sordi pe’ appiccica’ du’ virgole. Ma ve credete che semo scemi? Abbelli, va’. Apparte che noi c’avemo er talento, quindi ar massimo ce potete corregge’ ‘sta pippa.

16. Ora che siamo in possesso del tutorial definitivo che serviva - ma che non ci meritavamo- fiondiamoci a foraggiare ulteriormente il marchio d’infamia del selfpublishing con il nostro operato. Ma pure quello dell’editoria tutta, perché, se ogni giorno vengono pubblicati in un modo o nell’altro centinaia di libri, è fisiologico dedurre che non si possa trattare di tutti capolavori, è fisiologico dedurre che su cento almeno novanta so’ libri demme’.

Perché, okay che la Rowling veniva rifiutata da millemila case editrici, che ora se stanno a magna’ i gomiti… ma rega’: Rowling una ce n’è; mo nun è che semo Rowling tutti, eh!

Ma brutto è quando te senti Rowling e ar massimo de’ a Rowling puoi esse ‘na caccola.

Lì è brutto perché non stai scagando l’Arte della Scrittura: lì te stai proprio a lima’ la dignità.

Oh, se nun se vedemo, Buon Anno, eh?